Introduzione alla Musica Jazz

Giorgio Buttazzo


Gli elementi essenziali del jazz

L'improvvisazione jazzistica è quel processo creativo che consiste nel costruire "sul momento" delle melodie desiderate su una base di accordi prefissata.

L'aspetto creativo è un elemento essenziale nel processo di improvvisazione, non solo perché consente al musicista di poter suonare linee melodiche diverse su una stessa sequenza di accordi, ma soprattutto perché è l'elemento primario per generare "bellezza" e suscitare "emozioni" nell'ascoltatore.

Purtroppo, tuttavia, la creatività non è la sola caratteristica che un musicista jazz deve possedere per creare delle "belle" improvviazioni. Ad esempio, quando le note devono essere suonate su una sequenza di accordi (prodotta dagli strumenti di accompagnamento, quali piano o chitarra), la conoscenza teorica dell'armonia e delle scale è fondamentale per poter "incastrare" le note sugli accordi del brano. Inoltre, la componente ritmica di un assolo è altrettanto importante, in quanto offre al musicista un'ulteriore dimensione (quella temporale), nella quale spaziare utilizzando pause, accenti, anticipi e ritardi.

La cura del suono (sonorità e timbrica dello strumento) è un altro elemento che un bravo musicista sfrutta per dare personalità alla propria improvvisazione. Infine, l'opera dei grandi musicisti jazz, dagli anni venti a oggi, rappresenta una fonte di ispirazione immensa che non può essere trascurata, in quanto fornisce un riferimento fondamentale per lo studio del fraseggio di ogni musicista jazz.

Una buona tecnica strumentale è essenziale per poter integrare tutti questi elementi ed eseguire un assolo pulito e preciso, ma non dev'essere confusa con la bravura di un musicista. L'abilità di eseguire delle scale velocissime con grande precisione ha poco valore se le note suonate si incastrano male con gli accordi, oppure non sono "condite" con altri elementi, quali pause, accenti e dilatazioni/contrazioni temporali. In altre parole, in un'improvvisazione jazzistica la qualità delle note suonate è molto più importante della quantità o della velocità con cui si eseguono.

Dunque, riassumendo, l'improvvisazione jazzistica prevede almeno sei ingredienti essenziali:

  1. TECNICA STRUMENTALE: è la capacità di eseguire sul proprio strumento delle successioni desiderate di note o accordi con sicurezza e velocità. Essa rappresenta una base necessaria, ma non sufficiente per una buona improvvisazione. Infatti, la scelta delle note e della modalità con cui suonarle è senza dubbio l'aspetto più importante e più difficile da imparare.
  2. CONOSCENZA TEORICA: si riferisce allo studio dell'armonia e delle scale. Una profonda conoscenza degli accordi e delle relazione tra essi è di fondamentale importanza non solo per poter "incastrare" correttamente una sequenza di note sugli accordi di un brano, ma anche per poter generalizzare una melodia su diverse tonalità.
  3. CONOSCENZA PRATICA: si riferisce allo studio di frasi "celebri" suonate da altri musicisti jazz. L'acquisizione di un elevato numero di frasi sui diversi tipi di accordi, o passaggi di accordi, è la fase più importante dello studio di un musicista jazz, in quanto fornisce un prezioso bagaglio di riferimento da cui partire per elaborare il proprio fraseggio.
  4. RITMICA: si riferisce alla componente dinamica e temporale di un assolo, fatta di accenti, pause, anticipi, ritardi, glissati, trilli, legati, ecc. In assenza di tali elementi, una sequenza corretta di note può risultare piatta e insignificante.
  5. SONORITA': si riferisce alla cura di tutti quegli elementi che incidono sul timbro e sulla qualità del suono prodotto. In una chitarra, tali aspetti riguardano il tipo di chitarra (acustica, semi-acustica, solid-body, ecc.), il tipo di corde (materiale, spessore, ruvidità), la regolazione dell'amplificatore, l'uso di particolari effetti, e il "tocco", ossia la modalità utilizzata per produrre le singole note.
  6. CREATIVITA': è l'aspetto più importante, ma più difficile da codificare, e si riferisce alla capacità del musicista di mettere insieme tutti i diversi elementi in modo originale, al fine di generare sequenze di note di volta in volta diverse e tali da suscitare sensazioni piacevoli nell'ascoltatore. Sebbene la creatività sia una qualità intrinseca di ogni persona, essa può essere migliorata attraverso lo studio dell'improvvisazione di altri musicisti jazz che sono riusciti in questo intento.

Figura 1: sei componenti fondamentali dell'improvvisazione jazzistica.


L'accentazione jazzistica

Nella maggior parte della musica (classica, leggera, pop, rock, ecc.), i quattro movimenti che costituiscono la battuta di un brano in 4/4 vengono distinti in movimenti forti (1º e 3º) e movimenti deboli (2º e 4º). Il nome deriva dal fatto che, in questi tipi di musica, il 1º e il 3º movimento vengono maggiormente accentati rispetto al 2º e al 4º.

Nella musica jazz, viceversa, i movimenti deboli sono maggiormente accentati rispetto a quelli forti. Ad esempio, nella batteria, il charleston viene chiuso sul 2º e 4º movimento, e il piatto di accompagnamento viene colpito con minore intensità sul 1º e 3º. Anche il basso, quando accompagna "in quattro" (ossia suona una nota su ogni quarto della battuta) accentua maggiormente le note in corrispondenza dei movimenti pari. A volte, il 4º movimento viene più accentuato rispetto al 2º. Nella batteria, ciò spesso si realizza perquotendo il bordo del rullante con la bacchetta.


Accentazione dei 4 movimenti di una battuta.

Le note che cadono esattamente su uno dei quattro movimenti vengno dette "in battere", mentre quelle che cadono a metà tra due movimenti sono dette "in levare":


Movimenti "in battere" e "in levare".

Nell'esecuzione jazzistica, le note in battere sono meno accentuate di quelle in levare, al fine di creare una sensazione di movimento incalzante e ondulatorio, noto come "swing". In una sequenza di crome (note aventi una durata pari a 1/8 di battuta), le note in levare sono leggermente spostate in avanti nel tempo, in modo che la nota in levare e quella successiva in battere formino una specie di terzina in cui la prima nota è inesistente. In un brano swing 4/4, la battuta viene infatti suddivisa in dodicesimi, per tener conto delle terzine inserite all'interno di ogni movimento:


Battuta suddivisa in dodicesimi con movimenti terzinati.

Nel ritmo swing, l'andamento terzinato viene sottolineato dal piatto della batteria, che oltre a cadere su tutti i quarti della battuta, inserisce un accento in levare (sincope) alla fine del secondo e quarto movimento:


Accompagnamento del piatto della batteria.

Per accentuare la tipica senzazione "swing", le note in battere vengono attenuate e ritardate leggermente rispetto alla posizione del quarto. Al fine di apprezzare la differenza tra un'esecuzione precisa e un'esecuzione "swing", i tre esempi successivi illustrano l'esecuzione di una stessa frase in tre modalità differenti:


Esecuzione precisa con dinamica uniforme.


Esecuzione terzinata con dinamica uniforme.


Esecuzione swing (terzinata ritardata con dinamica variabile).

Si noti, in particolare:

La modalità swing non viene utlizzata nei ritmi latin-jazz (bossa nova, samba, salsa, ecc.), nei quali la battuta viene invece suddivisa in ottavi, per cui le note in levare cadono esattamente a metà tra due movimenti:


Battuta suddivisa in ottavi.


Alcuni esempi eccellenti di improvvisazione

  1. Wes Montgomery (chitarra) su "Unit Seven".
    Stupendo esempio di improvvisazione di Wes Montgomery su questo brano blues composto da Sam Jones. A differenza di un blues classico (articolato su 12 battute), questo brano ha uno schema di tipo AABA, in cui la parte A è il classico giro di blues su 12 battute, mentre la parte B è un inciso di 8 battute basate su un giro armonico. Da notare l'entrata decisa, in anticipo rispetto all'inizio del giro, e le grandi variazioni ritmiche della linea melodica. L'assolo è strutturato in tre parti ben distinte, eseguite con tre stili differenti: la prima parte è sviluppata attraverso note singole suonate con il pollice (tecnica originale di Wes Montgomery per ottenere una suono più caldo e rotondo); la seconda parte fa uso della tecnica ad ottave (anche questa inventata da Wes per ottenere una sonorità più ricca); mentre la terza parte offre un esempio straordinario di improvvisazione ad accordi (block chords). Tutto l'assolo è sapientemente organizzato per creare una dinamica crescente che si conclude con il tema finale del brano.
  2. Pat Martino (chitarra) sul turn around maggiore.
    Questa improvvisazione è tratta dal brano "Just Friend", il cui finale viene spesso eseguito sostituendo l'ultimo accordo con un giro armonico maggiore (III VI7 II V) ripetuto ad libitum sfumando. L'assolo proposto è un classico esempio dello stile fluido e pulito di Pat Martino, caratterizzato da frasi lunghe e ben piazzate sugli accordi.
  3. Joey DeFrancesco (tromba e organo Hammond) su turn around maggiore.
    Anche questo esempio è tratto dal finale del brano "Just Friend", in cui Joey DeFrancesco suona sia la tromba che l'Hammond utilizzando la tecnica della sovraincisione. Si noti come sul giro armonico spesso si usi giocare con una singola nota ripetuta ritmicamente, la quale, quando suonata sui diversi accordi del giro, assume colorazioni differenti. Molto interessanti inoltre le frasi eseguite sul finale a sfumare.
  4. Antonio Faraò (piano) su turn around maggiore.
    Questo bellissimo esempio di improvvisazione è tratto dal finale del brano "La Coda Del Gatto", una composizione di Roberto Gatto (batteria). Tra le tante trovate riuscite di questa esecuzione, si noti l'uso della scala dimunuita nei passaggi II-V, l'uso della scala ottofonica e superlocria sul quinto grado, le note ritmiche ripetute sui diversi accordi del giro ed infine la trovata geniale della frase in salita che crea un piacevole constrasto con la senzazione di discesa data dagli accordi del giro armonico.
  5. Stan Getz (sax tenore) su turn around minore.
    Questo pezzo è tratto dal brano "Midnight Ride", interamente costruito sul giro armonico minore. Anche questa improvvisazione è piena di scale diminuite, ottofoniche e superlocrie, che creano piacevoli tensioni sugli accordi di settima. E anche in questo caso è possibile individuare situazioni in cui l'effetto è ottenuto mediante la ripetizione di una singola nota sui diversi accordi del giro. Molto carina anche la scala ottofonica in salita eseguita dal piano alla fine del pezzo.
  6. Lee Morgan (tromba) su "Ceora".
    Questa è una delle più belle improvvisazioni di Lee Morgan in stile latin-jazz, su un brano del 1965 che ha fatto storia ed è diventato, a pieno merito, uno standard della musica jazz. Il brano è eseguito da una formazione eccellente, che vede Hank Mobley al sax tenore, Herbie Hancock al piano, Larry Ridley al basso, e Billy Higgins alla batteria. Il fraseggio si segue bene perché non è velocissimo e le note sono ben calibrate sugli accordi della base, sottolineando perfettamente le alterazioni che li caratterizzano. Si riporta anche l'improvvisazione successiva di Hank Mobley, anch'essa molto interessante ed istruttiva.
  7. Oscar Peterson (piano) su "The Girl From Ipanema".
    Esecuzione da 10 e lode! Tutto è perfetto, l'improvvisazione è una danza di note intorno agli accordi. Molto belli, e ogni volta diversi, i passaggi sul turn around finale del brano.
  8. Dexter Gordon (sax tenore) in "Blue Bossa".
    Improvvisazione precisa e decisa, in cui ogni nota è scandita con chiarezza e gli accenti sono messi sempre al punto giusto. Si noti il leggero ritardo della linea melodica rispetto al ritmo portante, mirato a creare una senzazione di rilassamento.
  9. Illinois Jacquet (sax tenore) su "But not for me".
    In questa esecusione, il ritardo della linea melodica rispetto al ritmo del basso e della batteria è ancora più accentuato del brano precente. Il risultato che si ottiene è una piacevole senzazione di rilassamento.
  10. Joey DeFrancesco (organo Hammond) su "But not for me".
    Improvvisazione guizzante e supertecnica, ma al tempo stesso piena di blues e di swing, con frasi spesso eseguite con ritmo raddoppiato rispetto alla base. A soli 19 anni, Joey DeFrancesco è già riconosciuto tra i grandi musicisti nel panoramma jazzistico internazionale.
  11. Mirko Guerrini (sax tenore) su "Notturno Delle Tre".
    A volte anche la musica leggera può riservare delle piacevoli sorprese. In questo caso, la sorpresa è opera di Mirko Guerrini, che in un breve inciso di un brano di Ivano Fossati riesce a regalarci una piccola perla, da gustare e studiare attentamente. Da notare: l'attacco iniziale velocissimo, da brivido, che risolve su una nota molto lunga e modulata; la nota acuta stridula che accentua la tensione; ed infine la frase finale che termina con una nota dissonante (una settima maggiore sull'accordo minore).
  12. Crusaders (piano, chitarra, sax tenore) in "Marry Go Round".
    Questo brano è forse uno dei più riusciti dei Crusaders. L'improvvisazione del piano è semplice ma molto efficace, in quanto sostenuta da un'accentazione ritmica incalzante (molto bello l'uso ritmico degli accordi nella parte finale dell'assolo). Bellissimo anche l'assolo del sax tenore, la cui entrata ricorda quella del brano precedente.
  13. Michel Petrucciani (piano) su "Estate".
    Michel Petrucciani è stato uno dei più brillanti pianisti del jazz, dotato di una tecnica raffinatissima. Il suo stile è riconoscibile grazie al suo fraseggio ritmico, le melodie ricche di note e il tocco deciso. Questo brano, "Estate" (composto da Bruno Martino), offre un esempio straordinario della sua genialità.
  14. Michel Petrucciani (piano) su "Miles Davis Licks".
    Stupenda l'entrata del piano dopo il break, con scala ottofonica ascendente seguita da una discesa velocissima e interminabile di note alternate. Si noti il richiamo al tema di Sweet Georgia Brown.
  15. Sadao Watanabe (sax tenore) su "Chega De Saudade".
    Molto fluida e articolata l'improvvisazione di questo sassofonista japponese su uno dei brani più belli composti da Antonio Carlos Jobim.
  16. Makoto Ozone (piano e Hammond) su "Chega De Saudade".
    Notevole esempio di improvvisazione da parte del più virtuoso pianista japponese ispirato a Oscar Peterson.
  17. Makoto Ozone (piano) su "Dear Oscar".
    L'influenza di Oscar Peterson sul Makoto Ozone è molto esplicita in questa composizione a lui dedicata.
  18. Andy Snitzer (sax tenore) in "Blue Bossa".
    Questa improvvisazione offre un esempio di stile leggermente più moderno, in cui di tanto in tanto compaiono note "opportunamente" fuori scala, e pertanto in dissonanza con gli accordi della base. Questo stile di improvvisazione, in cui si esce temporaneamente "fuori scala" per poi rientrare subito dopo, costituisce una delle innovazioni più interessanti del jazz moderno.
  19. Bob Berg (sax tenore) in "Autumn Leaves".
    Stupendo esempio di improvvisazione "outside", con frasi dissonanti fuori scala che rientrano al momento giusto sulla tonalità del brano.
  20. Koono (tastiere) su "All The Things You Are".
    Altro esempio eccellente di improvvisazione moderna, velocissima, eseguita con perfezione assoluta, caratterizzata da frasi che escono temporaneamente fuori scala per poi rientrare nella tonalità. Si noti l'uso sapiente e misurato degli effetti elettronici.


Per informazioni telefonare al numero 347-78.56.819 (Giorgio - Pisa)